mercoledì 21 aprile 2010

Eduardo Scarpetta

EDUARDO SCARPETTA


Eduardo Scarpetta è nato a Napoli il 13 marzo 1853, è stato un attore e commediografo italiano.

Fu uno dei più importanti attori e autori del teatro napoletano tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento. Si specializzò nell'adattare in dialetto napoletano moltissime pochade francesi; la sua commedia più celebre, Miseria e nobiltà, fu però una creazione originale del suo repertorio.

Vanta una carriera lunghissima di commediografo (dal 1875), interrotta bruscamente da una celebre causa intentatagli da Gabriele d'Annunzio nel 1904.

Debuttò giovanissimo all'età di quindi anni come generico, ma divenne famoso solo due anni dopo con l'interpretazione del personaggio di Felice Sciosciammocca, a lungo suo cavallo di battaglia nella farsa Feliciello mariuolo de na pizza di Enrico Parisi.

Nel 1872 entrò nella compagnia del teatro San Carlino lavorando con il celebre Antonio Petito, il quale scrisse e curò per lui l'allestimento di alcune farse.

Dopo la morte di Petito Scarpetta trascorse un brevissimo periodo a Roma, nella compagnia di Raffaele Vitale (uno dei più celebri Pulcinella dell'epoca) prese in affitto con alcuni comici del San Carlino un baraccone sul Molo, il Metastasio, dove rappresenta alcuni suoi lavori. Nel 1878 accetta di far ritorno al San Carlino, sapendo che al suo fianco avrebbe recitato in sottordine il pulcinella Cesare Teodoro; qui ottenne un grande successo con la commedia "Don Felice maestro di calligrafia" meglio conosciuta come "Lu curaggio de nu pompiere napulitano". L'anno successivo viene scritturato per una tournée a livello nazionale, riscuotendo un notevole successo.
Al suo rientro a Napoli ristrutturò il San Carlino dove mise ins cena con la propria comapgnia alcuni spettacoli come Lo Scarfalietto (1881), un significativo esempio della sua comicità che mescolava insieme i caratteri della tradizione teatrale partenopea con elementi e temi tratti dal vaudeville e dalla pochade francesi.


Diventato ormai un capocomico di successo, nato da una famiglia modesta, possiede ora un palazzo in Via Dei Mille, costruito dallo stesso architetto del Teatro Bellini, Vincenzo Salvietti, carrozze e cavalli. Sposato dal 1876 con Rosa De Filippo (la quale, da giovane, era stata amata dal re Vittorio Emanuele II e si mostra spesso con diademi e brillanti degni di una regina) aveva poi intrecciato una relazione con la nipote di costei, Luisa De Filippo.

La fondazione del Teatro Salone Margherita, il primo grande varietà napoletano, costruito nei sotterranei della nuova Galleria Umberto I, cominciò a minare le fortune del commediografo, che in risposta alla nuova moda si ripresentò al pubblico con un suo Cafè-chantant, ma il colpo di grazia gli arrivò nel 1904, quando fu protagonista suo malgrado di una delle più clamorose vicende teatrali dell'epoca: quella riguardante la parodia de "La figlia di Iorio" di Gabriele d'Annunzio, che gli procurò un cocente insuccesso. D'Annunzio stesso lo trascinò in tribunale per una memorabile causa durata tre anni (dal 1906 al 1908) che comunque vinse, e tante amarezze. Moltissime sono le critiche di questi anni, soprattutto da parte di Salvatore Di Giacomo e Roberto Bracco. Unica voce in sua difesa fu quella di Benedetto Croce.

Nel 1909, deluso ed amareggiato, si ritirò dalle scene, dopo aver preso parte alla parodia "La Regina del Mare", composta dal figlio Vincenzo, al quale egli impone di essere suo continuatore nel ruolo di Sciosciammocca. Nel 1920 scrisse un saggio sui caratteri innovatori dell'arte di Raffaele Viviani. Morì all'età di 72 anni, e i suoi funerali furono molto imponenti: venne imbalsamato e deposto in una bara di cristallo fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Le sue commedie vennero riprese molte volte e sono ancora oggi spesso in cartellone. Oltre al figlio Vincenzo, anche altri celebri attori napoletani come i fratelli Aldo e Carlo Giuffré recitarono le sue commedie brillanti. Sul grande schermo vennero ricavati diversi film dalle sue commedie, oltre a tre versioni del suo capolavoro, anche se la versione muta del 1914 è da considerarsi perduta.

Innovazioni

Il suo teatro si rivolge ora anche ad un pubblico borghese e più elitario, inoltre viene eliminata dalla scena la maschera, che prima era fondamentale nel teatro napoletano ancora legato alla commedia dell'arte.