domenica 30 maggio 2010

Libero Bovio


LIBERO BOVIO

Insieme a Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo ed E. A. Mario è stato un artefice della cosiddetta epoca d'oro della canzone napoletana.

Figlio di Giovanni, originario di Trani, professore di filosofia di idee repubblicane e di Bianca Nicosia, maestra di pianoforte, si appassionò sin da giovane alla musica ed al teatro dialettale.

Libero Bovio nacque l'8 Giugno 1883 a Napoli. Anche se frequentava i corsi universitari di Medicina non arrivò mai alla laurea perché appassionato di teatro in lingua. Infatti la sua prima realizzazione risale al 1902, appena diciannovenne. Morto il padre fu esortato a trovarsi un impiego che gli consentisse il sostentamento. Prima in un quotidiano locale (Don marzio) poi al Museo Nazionale di Napoli fino a diventare direttore dell'Ufficio Esportazioni, lavori che gli consentiranno di scrivere molto.
Gode di una popolarità strepitosa e gli aneddoti raccontano delle scene di vero e proprio entusiasmo al suo passaggio per le strade della città. Con la sigaretta sempre tra le labbra diventa ben presto uno dei più grandi personaggi della Napoli d'inizio secolo. Amore, gioia e dolore si alternano continuamente nella sua produzione e nella sua vita. Sempre pronto alle battute, in possesso di una grande comunicabilità rappresenta a lungo uno stimolante interlocutore nei salotti di una Napoli alla ricerca della sua identità.
Grandissima la varietà dei temi, trattati sempre con immediatezza popolaresca, anche nelle poesie non destinate alla musica. Perché, se è vero che si ricorda come autore di versi intramontabili, è anche vero che fu poeta che, pur scrivendo in vernacolo, evidenziò condizioni e temi comuni ai grandi poeti del decadentismo italiano ed europeo. La sua poesia, "Vespero", ad esempio, è fondata ed occupata dal tema della solitudine, il quale si ritrova, com'é noto, nei poeti del nostro Novecento con le stesse connotazioni connesse alla contemplazione stupita del paesaggio, alla fugacità della vita e alla ricerca fanciullesca del linguaggio della natura. Fu giornalista, autore di teatro e novelliere. I titoli, molti e tutti indimenticabili, sono: "Passione", "Silenzio cantatore", "Chiove", "Guapparia", "Signorinella". I musicisti furono i maestri Gaetano Lama, Nicola Valente, E. Nardella, E. de Curtis, Rodolfo Falvo, etc. Nella canzone napoletana Bovio inventò anche il genere drammatico. Si racconta che un giorno Libero Bovio, nella sede della casa musicale "La canzonetta" di Francesco Feola, seduto alla scrivania, leggeva a Mario Spera, direttore della rivista omonima, una sua nuova lirica. Entra un gerarchetto fascista, inviato dal federale per informare il poeta che era arrivato Edmondo Rossoni, un alto esponente del partito, il quale desiderava vederlo; avanza fino alla scrivania e pronunzia con molto sussiego il suo nome preceduto dal grado. Bovio, che vuole terminare la lettura della poesia, gli dice : "Pigliatevi una sedia". Il gerarchetto, con tono offeso, dice: "Non avete capito chi sono?" E ripete il proprio nome e grado. E Bovio senza alzare la testa: "Ah!... Allora pigliatevi ddoi segge!".


Riscosse il suo primo successo nel 1910 con Surdate, musicata da Evemero Nardella, nella quale esalto le virtù terapeutiche delle canzoni, e grazie alle sue proficue collaborazioni con i musicisti più in voga del momento, intorno al 1915 confezionò canzoni come Tu ca nun chiagne (musica di Ernesto De Curtis), Reginella (musica di Gaetano Lama), Cara piccina, Chiove, 'O Paese d' 'o sole e Lacreme napulitane, queste ultime due composte intorno al 1925 e legate al tema dell'emigrazione. Il pessimismo sentimentale di Bovio si espresse anche con due importanti canzoni d'amore, quali L'addio (musica di Nicola Valente) e Chiove (musica di Evemero Nardella).

Terminato il periodo bellico, sposò, nel 1919, Maria Di Furia che gli darà due figli.

Grazie a compagnie di prosa farà del resto conoscere a tutta l'Italia la sua personale inesauribile vena poetica così come quella dell'intera città. Poi, costretto da una malattia a rinchiudersi in casa, come definitivo poetico atto d'amore dedica alla sua compagna il suo ultimo canto: Addio Maria.
A raccogliere l'eredità il figlio Aldo, giornalista de "Il Mattino" ed autore oltre che di canzoni e sceneggiature di colonne sonore. Organizzatore e regista da molti anni rappresenta il polo di numerose manifestazioni artistiche della città.
carulì Carulì; 'A canzone 'e Napule; Nun volio fa niente; Sona chitarra; Tarantella luciana; Carufanella; Guapparia; Nonna nonna; Tu ca nun chiagne; Fron' 'e cerase; Regginella; Ncoppa 'a ll'onna; Brinneso; Silenzio cantatore; Chiove; Lacreme napulitane; 'O paese d'0 'o sole; Tarantella scugnizza; Zappatore; Guappo song'io; Passione.


Fu anche autore di opere teatrali, tra cui Gente nosta, 'O prufessore, 'O Macchiettista e anche di canzoni dai toni piu drammatici di quelle che gli avevano dato la fama, come Lacreme napulitane, Carcere, 'E figlie, Zappatore, Guapparia.

Nel 1934 fondò una nuova casa editrice musicale, La Bottega dei 4, assieme a Nicola Valente, Ernesto Tagliaferri e Gaetano Lama.

Nel 1941 si ammalò e il 26 maggio 1942 morì nella sua casa di Via Duomo, nel centro storico di quella Napoli che tanto amò dando lustro al suo dialetto ed alla sua tradizione musicale.